Biografia

L'artista
Armando Dolcini




Armando Dolcini nasce nel 1955 a Lumezzane, in provincia di Brescia, da genitori valsabbini e cattolici praticanti. Sentendo di non voler più continuare gli studi nelle medie inferiori, a tredici anni entra in fabbrica e abbandona l’ambiente scolastico di cui detesta il metodo didattico.
La realtà della fabbrica ha un forte ed immediato impatto sulla sua crescita. Catapultato in un ambiente pesante e malizioso, deve lottare per imporre il proprio carattere, di per sé ancora incerto, cercando d’impegnarsi, sia nei mestieri quanto nel tentativo di concretizzare, in autonomia, i suoi sogni ed ambizioni. Un tentativo volto a non lasciarsi schiacciare da quel sistema di concepire la vita, puramente materiale.
Dopo circa un quinquennio d’insicurezze e tormenti, in una vita piena di delusioni, come una folgorazione, riscopre finalmente il suo stato d’essere interiore più assoluto.
Nel 1973, per un preciso segno del destino identificato nella lettura di una specifica citazione dell’evangelista Marco riportata in un libro d’impronta orientale, Dolcini inizia un ispirato cammino di ricerca. Un nuovo approccio esistenziale che nasce come indagine spirituale legata allo studio della storia delle religioni e alla pratica dello yoga e che, in un secondo momento, si estende alla ricerca filosofica, con particolare riferimento all’evoluzione metafisica dell’essere umano.
Abbandonata la vecchia e marginale astrazione monoteistica, propria dei principi fondanti del cattolicesimo, si avvia verso una particolare concezione ideale, slegata da ogni settarismo religioso, che Dolcini identifica nella visione e percezione di Dio, nel Suo essere più profondo, monista e panteista.
Contemporaneamente a quel cambiamento spirituale, scopre in sé le proprie doti artistiche innate ed inizia a realizzare opere d’arte, continuando però il pesante lavoro giornaliero industriale.
Autodidatta, si riconosce nelle arti figurative quanto nelle lettere e si dedica ad entrambe con fervido impegno, perfezionando sia l’aspetto tecnico che introspettivo della sua produzione, continuando quindi il suo percorso di ricerca spirituale e divenendo ben presto riconosciuto per questo suo approccio e promotore di uno stile suo proprio che verrà appunto definito “dolciniano”.
Nella pittura e nella scultura, lo fa adottando due modi comunicativi principali che definisce “di superficie” e “di profondità”, espressi con ogni tecnica e materia, spaziando, all’esigenza, fra le più varie e appropriate correnti artistiche, sia moderne che classiche o, in certi casi, intersecandole addirittura fra loro, rendendo in questo modo le sue opere uniche e fortemente personali.

“ ...poiché sento vivo in me l'Oriente, questo spirito mi permette di sopravvivere senza sprofondare nella vita troppo frenetica e materiale del mondo occidentale. A sua volta, l'attività e la creatività di questo tipo di vita moderna, mi permette di essere un dinamico lavoratore, senza correre il rischio di fossilizzarmi solo su pensieri o concezioni prettamente filosofiche.”

“Io sono come un ponte, le cui basi poggiano saldamente ad Oriente e Occidente, e per il mio prossimo che mi vorrà conoscere meglio, lo potrà fare solo attraversandomi da un capo all'altro.”